red dot

comfortably numb

I titoli, o le didascalie, o i nomi dei file, comunque li si voglia chiamare raccontano poco: “gravity inverted”, “Joyce on the Po”, “master of carugio” o “little man reading” aiutano forse a capire quello che stiamo vedendo ma non danno conto della intensità progettuale del lavoro di Alessandro Albert. Il viaggio nelle sue immagini è sorprendente, e ognuno può scoprire, guardando l’agire di un altro, qualcosa di sé. Ogni opera, ironica e autoironica, rivela il dialogo intimo che Albert intesse con l’impossibile che, grazie alla serietà impeccabile delle inquadrature, diventa invece possibile. In ogni opera l’autore sembra mettersi alla prova: verificare, appunto, un’inversione della gravità, la possibilità di levitare su un orizzonte marino, di uscire da uno specchio o da una parete. La pratica dell’autoritratto nella storia della fotografia è stata spesso un patrimonio della creatività femminile mentre i colleghi maschi hanno affrontato il tema con una sorta di maggior riserbo. Anche quelli di Alessandro Albert sono autoritratti impropri nei quali la sua presenza fisica nasce dalla necessità di mettere in scena in modo autonomo, autogestito, un paradosso. Il titolo del progetto, “Confortably numb/Piacevolmente insensibile”, vuole sottolineare uno stato d’animo poco lucido, una sorta di torpore della percezione che fa sì che tutto sia possibile, anche levitare o leggere Joyce stando con un piede solo sulla riva del Po. Albert ricorda che l’uso di sé stesso come protagonista delle sue immagini risale a quando, sedicenne, aveva iniziato nei fine settimana a misurarsi con la fotografia e la solitudine delle sue giornate rendeva obbligatorio utilizzare sé stesso come interprete delle sperimentazioni. Fotografava per capire. E anche quest’ultimo suo lavoro è un invito all’indagine nelle sue introspezioni. Sapendo però che tutto è falso, che tutto è invenzione e manipolazione. Come dicevano i Pink Floyd “The child is grown / The dream is gone / I have become comfortably numb”, il bambino è cresciuto, il sogno è finito, sono diventato piacevolmente insensibile. La storia comincia qui. Da quella vaghezza di percezione che rende tutto possibile. Una domanda rimane: perché in alcune foto Albert ha una scarpa slacciata?

Giovanna Calvenzi